Da qualche parte c’è un altro NOI. Lo sappiamo. E facciamo finta di niente. Sappiamo con certezza che oltre quel velo sottilissimo che fingiamo di non vedere, che è davanti a noi in qualsiasi momento della nostra vita, si cela un NOI che sta compiendo atti che qua abbiamo deciso di non compiere. Un altro NOI che ama, odia, ride, uccide, cucina, combatte, partorisce, violenta, lavora, nasce, vive e muore tutte quelle volte che noi qua non l’abbiamo fatto. E quell’altro NOI lo sa, come noi. Sa che oltre quella leggera coltre che si cela davanti al loro ogni giorno, ci siamo NOI. E allora, ecco che, a 15 anni, abbiamo dato il primo bacio a quel compagno di scuola. Marò che cotta, per anni. Inginocchiamoci e chiediamo perdono alle madri, per tutte le volte che abbiamo telefonato e riattaccato, sperando fosse la loro progenie a rispondere. E allora, ecco che l’esame della patente l’abbiamo passato subito e non due mesi dopo. E allora, ecco che nel 1985 da quel treno che andava a Caselle non siamo scesi per tornare, impauriti – a casa – come dei codardi da tre soldi, ma siamo arrivati a New York e siamo diventati i gran fighi che volevamo diventare. E allora, ecco che quella sera che la pioggia scivolava leggera sulla luce arancione dei lampioni di Kensington High Street, non siamo rimasti alla finestra, impassibili, a guardarlo piangere, appoggiato a uno di quei lampioni. Ha aspettato chissà quante ore, appoggiato a quel palo, guardando in su, mentre noi, col cuore glassato di gelida indifferenza, pensavamo fosse stupidamente immaturo. Oltre quel velo, invece, come nel migliore dei film romantici, in quell’altro IO che stava alla finestra, qualcosa è cliccato, collegandosi al cuore, mormorando: “Samir… ” e ha sussultato, con un singulto, precipitandosi giù per le scale ricoperte di putrida moquette, sorridendo e piangendo, al contempo. TU, non vedendo più nessuno alla finestra, ha pensato che fosse finita per sempre e si è avviato verso Brompton Road, disperato. Dopo qualche passo, però, ha sentito una porta aprirsi e il suo nome che veniva urlato nel vento. Ecco.. ci piace pensare che, ora… IO e TU, oltre la coltre, siano, nonostante tutto, felici.
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Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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