Papà disse che dovevano andare. Che partivano il giorno dopo. Così, una notte di mezz’estate, li caricò tutti nel pullmino 850 verde della Fiat e via. Dietro, nel portapacchi, ci stavano 12 casse di pelati. Ogni scatola pesava 30 chili. Che, al Nord, si sa, i pelati buoni non ce li hanno. Nell’ultimo sedile, ci stava Rosa, da sola, incastrata tra valigie e borse di tela che la madre aveva riempito fino all’orlo. Nel sedile di mezzo ci stavano i 2 due fratelli, pure loro, incastrati tra le sostanze impacchettate di 5 vite. Dormivano pacificamente (così sembrava). Davanti c’era mamma con papà che guidava. Tanto buio… tanto. Il pullmino s’inerpicò su per la strada che li avrebbe portati davanti al casello dell’Autostrada del Sole. Prima di varcare l’entrata, suo padre si fece il segno della croce. Sua mamma pure. Loro no, che il catechismo non l’avevano ancora iniziato e nella chiesetta davanti al loro palazzo, a Casoria, non ci andavano praticamente mai. O, forse, c’erano andati per il funerale del fratellino ch’era morto appena nato, ma lei non lo ricordava. Aveva pianto. Tanto. Non voleva lasciare la sua amica, Rosetta; quella con gli occhiali spessi e i capelli ricci biondi. Non voleva lasciare casa sua perché Sergio, il figlio del portinaio, le aveva fatto l’occhiolino, quando s’era rotto il braccio, giocando a calcio nel cortile della scuola. Aveva pensato che era davvero uno forte se, con il braccio rotto, le faceva l’occhiolino. E poi quel sorriso… Non voleva lasciare il salotto, dove lei dormiva. Non voleva abbandonare la sua vita là. Lasciarla da sola. Come avrebbe fatto a ritrovarla? Il pullmino correva troppo veloce, la sua vita di Casoria non riusciva a tenere il passo. Dietro, ora, non c’era più nessuno. Sembrava fossero i padroni dell’autostrada. Nessuno davanti o dietro. Suo padre continuava a guidare, fumando. Sua madre si soffiava il naso, di tanto in tanto. Rosa, improvvisamente, si guardò indietro. Il cuore si fermò. Non vedeva più la sua vita di Casoria. Dove l’aveva persa? L’avrebbe mai più ritrovata? Rimase fino all’alba, girata all’indietro, la testa tra le scatole di pelati, gli occhi colmi di lacrime, le braccia tese ad aspettarla. Poi, si addormentò.
Casoria
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Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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