Che cosa stupenda avere dei figli. Era il suo primo figlio. Essere padre era una cosa che non aveva mai immaginato. Quando Mellina gli aveva fatto vedere l’attrezzo di plastica con le 2 righe rosa che testimoniavano ch’era incinta, lui era rimasto un po’ spiazzato. Però aveva messo subito giù i pantaloni pieni d’intonaco e l’aveva abbracciata forte. Che così si doveva fare, lo sapeva. Le aveva anche dato un bacio sulla guancia e aveva pianto di gioia. Che così si doveva fare, lo sapeva. Poi, nei mesi, tra una vomitata mattutina e il ventre che diventava una mongolfiera, aveva iniziato a capire. Mica era ‘na cosa facile. Alla fine, s’era affezionato a quell’alieno che pigiava coi piedini sulla pancia di Mellina ch’era più dolce che mai. Poi le acque si ruppero. Si precipitò a prendere l’auto per andare in ospedale. Fu allora che pose la l’infausta domanda: “Come stai Mellina?” Lei lo guardò con occhi da indemoniata: “Vuoi sapere come sto?! Interminabili fitte di dolore partono dai lombi allargandosi a raggiera fino ai polmoni. Sai dove stanno esattamente i polmoni? Tu lo sai dove stanno i lombi? Sai cosa vuol dire a raggiera? Mò te lo dico, Francè. Parte da qua, sopra il tuo buco del culo. Ecco, da qua… da qua inizia il dolore che si allarga come un ventaglio e mi prende tutto il corpo fino a togliermi il respiro e le gambe mi si spezzano dal male. Lo capisci? Lo puoi immaginare? Ora, immagina che t’abbiano ficcato 30 coltelli da 20 centimetri proprio dove t’ho messo il dito. Non puoi immaginare i 20 centimetri? Ok, immagina che le lame siano lunghe come le bacchette che usiamo per il cinese, il venerdì sera? Ok, ci sei? Bene, ora immagina che qualcuno te li stia rigirando, uno dopo l’altro sempre là, dove t’ho toccato con i dito prima… senza smettere mai… tutti e 30 i coltelli. Ok, ci sei? Bene! Ora ora sai cosa sto provando io da stamattina, maledettattè! Ok?! Ora che te l’ho spiegata, l’hai capita Francé? E, per informazione, semmai mi vorrai di nuovo toccare, te lo taglio a morsi, il pisello!” Sospirò, avviò e rispose: “Bastava dire MALE, grazie.”
Empatia
- Contrassegnato da tag
- 365
- 365 parole
- 365 parole al giorno
- giorno
- parole
- racconto
- un racconto al giorno
Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
Pubblicato