L’ennesimo biglietto, nascosto tra i petali dell’ennesima pianta di crisantemi nani, diceva: “Francia, Cannes, Rue Clafoutis, 13 – Terzo piano – Porta a destra dell’ascensore in salita – 15 novembre”. Il giorno dopo si ritrovò un bonifico di 50.000 euro. Con calma, con molta calma. Faceva le cose con calma. Bruciò il biglietto nel contenitore di rame che usava per diffondere il profumo dei grani d’incenso beyo. Comprò il biglietto aereo. Prenotò in una delle bettole vicino al porto. Andò al poligono ad esercitarsi due o tre volte, ma in realtà, non ne necessitava. Da bambina aveva immaginato mille volte quella vita, ma non così. Aveva immaginato che, un giorno sì e l’altro pure, l’avrebbero gratificata con onori e lodi per aver eliminato tutti i cattivi. S’era allenata prima con le lattine, in campagna. Poi aveva fatto le cose seriamente, ma sempre da sola. Non s’era associata mai a nessuno, anche se gliel’avevano chiesto. Era un sicario. Nulla di più, nulla di meno. Dei veri cattivi prevaricatori ne aveva eliminato solo uno. Il resto, gente bastarda, sì, ma nulla di particolare. E là, era iniziato il declino d’un sicario donna illuso. La gente pensa sia invenzione. Pensa sia cosa da racconti thriller pericolosi. Pericoloso, in realtà, è pensare. Pensare è frutto di realtà che s’avvera o s’è avverata. Sempre. C’è il posto dove comprare la vita? C’è anche il posto dove comprare la morte. Per non essersi associata aveva iniziato, un giorno, a camminare senza guardarsi alle spalle. I nemici, quelli veri, non si appostano alle spalle. Ti guardano negli occhi, i nemici. Entrava in casa dando le spalle alla porta. Nei film fighi succedevano cose fighe. Sicari che dovevano ammazzare fidanzate fighe che invece scopavano con la dissolvenza, non ammazzandosi. Sicari che vestivano Armani con capelli gellati e sorriso sbiancato. Sicari che saltavano da un tetto all’altro come l’uomo ragno. Armi strafighe nascoste Dio sa dove. ‘Sto cazzo. Lei si vestiva da Oviesse, usava Oil of Olaz per le rughe, ingollava Maloox e usava l’ascensore, dopo aver svitato il silenziatore. L’unica consolazione, alla fine di ogni merdosa giornata lavorativa? Guardare il telegiornale che parlava delle sue “eroiche-ma-non-troppo” gesta dopo aver ammazzato gente di merda. Almeno quello, checcazzo.
Almeno quello
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Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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