Non ci riesco. Non so se ci riuscirò mai. Non so se ne sarò mai capace di dire ERA, quando penso a te. Non so se sarò mai capace di coniugare i verbi al passato, pensando a te. Se mi obbligano, certo. Se sono in pubblico, certo… lo devo fare ma… C’è gente che mi racconta di quello che facevi, dicevi, pensavi. Io non ci riesco ad usare questi merdosissimi verbi al passato. Non ci riesco. Non riesco a dire che eri, che facevi, che pensavi, che dicevi. Dentro di me, tu SEI e sempre RESTERAI. Come fanno quelli che piangono e si disperano, poi, a dire ERA? Non gliene faccio una colpa, bada, è solo che è uno switch al quale non penso ch’io arriverò mai. Come quando entri in una camera buia e ti giri, a destra o sinistra, per trovare l’interruttore e accendere la luce. E qua, rileggendomi, me la sono già spiegata. Io la luce non la voglio accendere. Non voglio vedere cosa c’è nella camera. Non voglio rendermi conto che, alla fine, in quella camera tu non ci sei più. Non voglio pensare che una volta c’eri e ora non ci sei più. Preferisco brancolare nel buio, sperando di acchiapparti, prima o poi. Preferisco pensare che è meglio vivere nel buio piuttosto che essere accecati dalla luce che mi farebbe rendere conto del fatto che non c’è nessun altro, a parte me, qua. Non voglio coniugarlo al passato questo verbo e pure tutti gli altri. Per me tu SEI, SEI, SEI. E lo sento dentro, al centro del mio torso. Non dico stomaco, fegato o intestino, no. Non lo sento là. Lo sento al centro del mio corpo, proprio al centro. Che non è un corpo fisico, pure questo so. Lo sento che ora tu non sei più stomaco, fegato, intestino ma sei qualcos’altro che s’allarga ancora di più e mi circonda tutta, dentro e fuori di me. Son pazza? Massì chissenefrega. A me va bene così. A me va bene farmi male così. A me va bene sapere, dentro di me, che, quando penso a te, posso non coniugare al passato perché, per me, tu SEI e sempre RESTERAI.
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Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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