Lasciava bottoni ovunque. Di solito li faceva gentilmente, segretamente, innocentemente scivolare con nonchalance nei vasi delle piante degli aeroporti delle città che visitava per lavoro. Quello era il posto migliore per il suo intento. Lo faceva da tanti anni, ormai. Riempiva le tasche di bottoni solo per quello. Una donna di Changzhou le aveva detto che se lasci un bottone in un posto dove sei stato e dove vorresti tornare, sicuramente ci tornerai. Ad averlo saputo prima… Anni prima aveva dimenticato un paio d’infradito a Clifden, in Irlanda. Adorava Clifden. Avrebbe voluto viverci, a dire il vero, non solo tornarci. Chissà se le infradito valevano come i bottoni. All’inizio l’aveva fatto lasciando bottoni di qualsiasi tipo. Poi ci aveva pensato. Le piante, così accoglienti, così amichevoli, così tanto fedeli “complici” di questa sua pratica psico-magica, degna del migliore dei riti di Alejandro Jodorowsky, non potevano essere intossicate da bottoni di plastica di bassa fattura. Così aveva comprato centinaia di bottoni di puro legno, rasserenando il suo animo ecologista. A volte era difficile lasciare un bottone perché c’erano molti posti dove mai sarebbe voluta tornare. Altre volte, invece, i bottoni si gettavano quasi loro, fuori dalla tasca. Ogni volta che lo faceva si ricordava di quando sua madre, da bambina, l’andava a prendere di forza per portarla a lavorare in bottega. Picchiandola la trascinava via proprio quando iniziava “Furia, cavallo del West”. Lei, piangendo, si voltava indietro a guardare casa sperando di poterci tornare prima che l’episodio terminasse. Non successe mai. Non era una persona metodica. Non tenne mai conto dei posti dove aveva lasciato il bottone e se ci fosse mai tornata, dopo, per una ragione o l’altra. Forse, accettare la magia d’un bottone voleva anche dire che non si doveva controllare se la magia del bottone funzionasse oppure no. Forse era giusto lasciare che la forza del desiderio di ritornare facesse ciò ch’era giusto. Certe cose, a volte, più le vuoi, meno le ottieni. E, quando smetti di volerle, eccole che s’affacciano alla tua porta. Ecco perché, forse, non era necessario controllare. Perché, una volta lasciato il bottone, probabilmente, bisogna dimenticarsi d’averlo lasciato là per permettere al destino di sorprenderci, di nuovo, finalmente. Forse…
Bottoni magici
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Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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