“Ti piace?” chiedeva incessantemente. “Ti piace davvero?” Come se non credesse al fatto che qualcuno potesse amare ciò che amava lei. Come se non fosse possibile ch’esistesse qualcuno al mondo con il quale condividere “dal cuore, veramente,” ciò che amava. Mica era facile. E lei non era una che si potesse frequentare così facilmente. Le cose, una volta, non erano come oggi. Una volta, in certi paesini, così come c’era solo un’ostetrica, c’era anche solo una prostituta. E Santamariammare cinquant’anni fa era proprio quel tipo di paesino. Marisa era bella, nonostante indossasse occhiali spessi e parrucca, quando “lavorava”. Peccato, però, che appartenesse alla famiglia più ricca della zona. Peccato, però, che fosse anche drogata fino all’ultimo poro di quel bellissimo corpo. Peccato, però, che avesse osato svergognare Villa Soziano scappando di casa per fare ciò che voleva della sua vita ridicolizzando tutte le generazioni presenti, future e passate. Le ossa di generali, contesse e cardinali Soziano erano sicuramente diventati delle trottole a forza di rivoltarsi nelle tombe, a causa sua. Quel sabato era la terza volta che Felicina aveva deciso di lasciare casa, durante la siesta, per andare incontrare Marisa che, incosciamente ma non troppo, l’aspettava. La prima volta Felicina c’era davvero arrivata per caso, da lei, come un topino del pifferaio magico, seguendo Billie Holiday che cantava In my solitude. La seconda volta Felicina si disse che passava da là perché voleva pedalare all’ombra. La terza volta Marisa non aveva più finto di lavare la macchina. S’era messa ad aspettare, sperando di vederla pedalare. Felicina, invece, s’era fermata. “E questa, che musica è?” Marisa sorride “Ti piace?” Felicina annuisce più volte, entusiasticamente. “È il bolero di Ravel. Lo sai che pensava l’autore quando l’ha scritto? Eh? Lo sai?” Felicina s’accomoda nella 2 cavalli rossa ferma sotto il salice. “No, dimmelo. È diverso da Billie Holiday, ma è bellissimo. È una musica dolce.” Marisa sorride. “Hmmm… ma alla fine non è dolce, anzi. Chiudi gli occhi e ascolta. Hai mai fatto l’amore, Felicina? Ascolta e ti sembrerà di fare l’amore col mondo. Ma tu chennesai, sei una ragazzina.” Felicina apre gli occhi, la guarda attentamente e dice: “Sarò anche ragazzina, ma so cosa mi piace”.
Bolero
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Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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