Chiude la porta pensando che non c’è più nulla da dire. L’ha lasciato tramite WhatsApp. Gli ha scritto ch’è finita; che lei non vuole più stare con lui. Non le ha risposto. Ha spento il cellulare. È uscito fuori e s’è accovacciato sul muretto del viale che costeggia il giardino di casa godendo del morbido muschio che gli inumidisce i jeans. Che vuoi dirle? Certi uomini si disperano, implorano. Lui si dispera, sì. Ma non implora. Implorare, no. Mai. Il suo dolore non è diverso da quello degli altri. Pesa tanto quanto il loro. È solo che lui ha il suo modo di soffrire. Ognuno ha il suo. Va bene così. ‘Fanculo. Gli da fastidio essere sollevato perchè l’ha deciso lei. Si sente in colpa perché è una rottura di palle sapere che hai una donna perbene, ma preferisci farti compagnia da solo. Massì… Che pensi pure ch’è un merdoso egoista; come pensano tutte le donne che non ottengono l’uomo che vogliono. Che pensi pure che non ha le palle. Va bene così. Magari è pure vero, chennesai. S’accende una sigaretta pensando che prima o poi deve smettere. Prima o poi. È così. Prima o poi. Il tempo delle bugie s’accavalla col tempo delle speranze, prima o poi. Succede che uno socchiude gli occhi perchè i raggi del confortante sole d’aprile lo stuzzicano mentre abbraccia lei, dopo aver fatto l’amore, e dice l’ennesima bugia del tipo: “ma certo che mi piacerebbe vivere assieme, tesoro” mentre ascoltano Seycara Orchestral che che glielo dice strumentalmente che sta mentendo, ad aprile. E cosa vuoi risponderle mai, dopo aver appena fatto l’amore? Giammai vivrò con te?! E poi succede che, durante l’ennesima lite del cazzo, le urla addosso che lui non ha paura di stare da solo. Che lui fa buona compagnia a sè stesso; che non è mica obbligatorio avere una donna. Che lo sa che lei è una buona compagna, che potrebbero fare cose belle assieme ma, lui, dopotutto, si fa davvero buona compagnia. Lei non l’ha capito. Alcune donne non capiscono certe cose, per quanto possano essere delle buone compagne. Alla fine, è essere capaci di farsi buona compagnia, che importa. Soprattutto quando si è disperati.
Buone e cattive compagnie
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Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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