Dopo un po’ inizia a mancare, il mare. Se si è “del mare” e non ci si può vivere ecco che arrivano puntualmente i ricordi. Plotoni di ricordi; ineffabili soldati del nostro inconscio che non mancano mai l’obiettivo. Uno di loro spara nel cervello l’immagine d’una madre che accendeva la radio a transistor. Canticchiava sommessamente mentre i Delirium inneggiavano a Jesahel e Ivano Fossati ancora non sapeva che avrebbe mentito spudoratamente, 40 anni dopo, cantando che c’è un tempo perfetto per fare silenzio guardare il passaggio del sole d’estate e saper raccontare ai nostri bambini quando è l’ora muta delle fate mentre, invece, al contrario, succede sempre che c’è un giorno che ci siamo perduti come smarrire un anello in un prato e c’era tutto un programma futuro che non abbiamo avverato. È questo che ci fa incazzare. Che facciamo piani, tipo, chessò… andare al mare a Pasqua e, invece, non possiamo. C’incazziamo perché pensiamo che qualcosa succederà e poi non succede. Ci speriamo così tanto, al punto di darlo per scontato e poi, invece, il destino c’incula senza vaselina. Peggio per noi. La donna poggiava la radio a terra, accanto alla grande bagnarola di plastica azzurra che ricopriva mezzo balcone del quarto piano e ci buttava dentro una scatola di sale. Diceva ai bambini frementi “aspettate un momento che il sole riscalda l’acqua e po’ putite trasire”. Certe persone dovrebbero restare sempre nella nostra vita, come cantava Wess a Dori. Dovremmo ricordarci più spesso del mare in bagnarola. Senza rimpianti. La gente dimentica sempre il male, quando sta bene. E, purtroppo, la gente dimentica sempre il bene, quando sta male. Non c’è bisogno di spiegarla. È così. Al mare non ci potevano andare. Allora la madre raccontava d’un tizio che non poteva andare in montagna ma poi la montagna arrivava. I bambini non capivano, ma le credevano. Alla mamma devi credere. Abbassava il volume velocemente quando Mia Martini urlava “per una notte”. Manca, il mare. Manca… soprattutto quando si finge che tutto il resto ci aggrada. Sì, è tempo di scappare al mare per farsi abbracciare dal sole mescolando le lacrime con le onde. O, forse, di tirare fuori le bagnarole di plastica azzurra.
Bagnarole di plastica
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Pubblicato da La Narratrice
Penso, sogno, scrivo, parlo, rido, piango e poi, di nuovo, penso, sogno, scrivo, parlo, rido e piango... ma, prima di tutto, comunque e sempre, AMO. Mostra tutti gli articoli di La Narratrice
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